Friday, December 2, 2016

Disperazione del mondo, consolazione della filosofia

Disperazione del mondo, consolazione della filosofia

Lo scorso inverno conducevo con un mio collega un seminario sull'idea di intuizione nel medioevo, quando accadde l'attentato a Parigi. Gli spari furono il venerdì sera, 13 novembre, mentre il corso era il lunedì. Lunedì 16 novembre siamo entrati in classe e il mio collega non ha continuato con il testo che stavamo leggendo. Invece domandò:
A che ci serve la filosofia davanti a ciò che è accaduto a Parigi?

Ciò che stavamo leggendo allora era Boezio.

Un anno dopo, io leggo di nuovo Boezio con gli studenti, quando accade qualcosa che arroventa, se non il mondo intero, almeno un intero stato. I rifugiati a Harmanli (cittadina nel sud della Bulgaria).

Sento che picchiano persone. Sento che altre persone hanno paura. Sento disperazione e impotenza. Accuse, accuse reciproche e ancora paura. Cosa succede? Cosa succederà? La guerra? Andiamo altrove? E dove andiamo? E qui, cosa possiamo fare? E di nuovo un senso di totale impotenza... i media ci inondano di notizie di escalation, notizie di disperazione.

E io qui, che sto preparando il seminario su Boezio.

In cosa ci aiuta l'occuparci di filosofia tardo-antica in questo mondo, nel quale le persone non riescono a parlarsi ma riescono ad odiarsi? In che cosa sono utile al mondo, quando leggo sulla Provvidenza e se la felicità sia per necessità buona e unica? A che ci serve la filosofia di fronte a ciò che accade a Harmanli, Sofia, Colonia, Parigi, in Siria, sulle coste della Turchia, a Lampedusa...
Cosa dirò al mio Matteo, quando mi chiede di promettergli che nessuna delle sue patrie avrà la guerra, né l'Italia, né la Germania, né la Bulgaria?

Leggo Boezio.
Boezio proviene da una antica ricca famiglia romana. Ai suoi tempi l'impero romano era già diviso in orientale e occidentale, e imperatore a Roma era il re visigoto Teodorico. Tempi barbari, Boezio sa che vive in tempi barbari e si aspetta, e noi invece lo sappiamo di certo, che  arriveranno tempi ancora più barbari. L'educazione è in declino, una dopo l'altra chiudono le antiche scuole, e già quasi nessuno conosce il greco e perciò nessuno può leggere Platone o Aristotele. Vedendo la decadenza del mondo classico, Boezio si prende il compito di tradurre tutte le opere di Platone e Aristotele in latino. Comincia con la logica di Aristotele, che è la prima che si insegna nelle scuole. Proprio queste traduzioni resteranno per quasi otto secoli il fondamento della conoscenza filosofica in Europa occidentale.
Il ricco romano, al servizio del re visigoto Teodorico, che traduce opere di logica, è accusato di cospirazione e richiuso in prigione. Mentre attende la condanna a morte, Boezio scrive in carcere la sua opera più famosa: De consolatione philosophiae (La consolazione della filosofia).
Che cosa gli porta come consolazione la filosofia sotto questi barbari invasori, in questa ignoranza sempre più grande, che consolazione per il suo lavoro incompiuto?

In giorni di ansia, paura e violenza l'unica cosa che ci rimane è non disperare. Tutto ciò che sembra fragile e tenue è ciò che trasmetterà il senso da me ai miei figli, dai miei figli ai miei nipoti e al prossimo secolo: la poesia, la filosofia, i romanzi, le traduzioni, l'arte. Tutto questo, di cui i guai e i governanti del mondo vogliono convincerci che è perdita di tempo, spreco di forze, vuoto idealismo e attività inutile, proprio questo è ciò che ci rafforza nell'asse del mondo: lì, dove le cose sono sicure, dove il bene, la verità e l'essere coincidono.

La filosofia ci insegna a pensare. La letteratura ci insegna a sentire. L'arte ci insegna a vedere. A vedere le cose e le persone intorno a noi così come sono, e non nella loro immagine, piegata dalla paura e dalla sofferenza. Proprio le traduzioni di Boezio, un'attività così fragile e non pratica, sono il filo rosso, attraverso cui i secoli conservano la conoscenza.
La conoscenza è ciò che ci preserva dalla paura. La conoscenza di ciò che accade. La conoscenza di quali siano i problemi e come potranno essere risolti. La conoscenza è il contrario del populismo, dei messaggio a buon mercato.

Perciò spiegherò a Matteo, che finché lui, suo fratello e le sue sorelle, i suoi compagni di classe e i suoi amici leggono, tutto andrà bene.






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